I territori sui quali sorgeranno gli Atelier, nei quadranti periferici settentrionale e meridionale, presentano un alto tasso di diversità urbana: anche i processi migratori hanno messo in crisi il modello tradizionale di cittadinanza, con rischio di esclusione di parte della popolazione. Il tessuto sociale necessita di opportunità per costruire senso di appartenenza e partecipazione civica: luoghi riconoscibimente innovativi, inclusivi e belli, in cui approcci pedagogici e infrastrutture digitali di qualità siano pienamente accessibili anche alle fasce di popolazione escluse dalla rivoluzione digitale e dai suoi vantaggi.

L’accessibilità è garantita combinando attività strutturate al mattino (scuole) con il libero accesso pomeridiano di minori e famiglie in una dimensione informale, in cui gli educatori non dirigono ma svolgono il ruolo di facilitatori dell’engagement.

Gli Atelier sono luoghi per la “cittadinanza vissuta” (Lister, 2005), per rigenerare il senso di appartenenza e la partecipazione a partire da pratiche e vissuti quotidiani. L’accoglienza dei bisogni e la gestione degli spazi perseguono un modello di social support banking: gli Atelier come luoghi di scambio delle competenze dei beneficiari, che le mettono a disposizione nel tempo. Questo accresce la forza dei legami di prossimità, agevolando alleanze intergenerazionali, interculturali, tra pari.

La comunità educante professionale è formata nella chiave innovativa dell’interprofessionalità: docenti ed educatori del territorio intraprendono insieme il percorso per sviluppare una nuova postura educativa che, recependo il potenziale inclusivo e collaborativo dei linguaggi digitali, migliora le capacità dialogiche e di mediazione con minori e famiglie. Mancano sul territorio spazi che sostengano le famiglie più fragili non solo rispondendo ai bisogni digitali immediati ma che, a partire dalla riconignizione dei bisogni, costruiscano i percorsi formativi a misura, adottando un modello peer to peer per l’educazione degli adulti secondo un ‘ottica longlife e worldwide learning che, in chiave emancipatoria, valorizza le competenze dei beneficiari.